Pubblicato su politicadomani Num 87 - Gennaio 2009

Sociologia e scienza della politica
L’Italia che saremo: la cultura della legalità negli adolescenti

Una ricerca condotta su un campione di oltre mille adolescenti in Emilia, Calabria e Sicilia, rivela tendenze e strutture di valori proprie dei nostri giovani e differenze territoriali tutt’altro che scontate

di Maria Mezzina

Ai disordini civili di qualunque specie si accompagna sempre una forte domanda di sicurezza sociale. Ora il punto è capirne i presupposti affinché la ricerca della sicurezza non vada a scapito della libertà e della democrazia. Alla base dell’ordine sociale c’è un concetto che le moderne democrazie hanno indiscutibilmente assunto come valore: la legalità. La percezione della legalità e il contenuto valoriale che le viene attribuito dipende dai contesti in cui l’individuo si trova a vivere e ad operare. Importante è poi capire quale valore gli adolescenti danno alla legalità perché saranno proprio loro, nel giro di pochi anni, a dare un’impronta alla vita politico-sociale del paese in quanto “coinvolti nella transizione alla vita adulta e quindi proiettati verso il pieno esercizio del diritto di voto e della cittadinanza in generale”. La citazione, come le altre in questo articolo, è tratta da uno a interessante ricerca “Adolescenti e legalità” fatta da Claudio Marra e Paolo Diana, ricercatori e docenti rispettivamente presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Economia Politica, e l’Università di Salerno, Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica1. Il lavoro di elaborazione dei dati è stato condotto all’interno delle attività di ricerca del Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica dell’Università di Salerno.
“In alcune zone del Sud d’Italia - pone in evidenza lo studio - la condivisione di norme sociali e di valori ha luogo anche nei contesti in cui è diffuso il fenomeno mafioso”. Quando in queste aree prevalgono “modelli valoriali che coniugano il successo personale con la violenza fisica e la sopraffazione, si producono effetti destabilizzanti nella società democratica”.
La ricerca è stata condotta su un campione di 1.142 giovani che nell’anno 2007/08 frequentavano il penultimo anno delle scuole superiori (50,7% ragazzi e 49,3% ragazze). “L’indagine è stata condotta in modo da comparare due contesti: il primo riguarda il Sud Italia, rappresentato dalle città di Messina, Palermo, Locri e Siderno; il secondo la città di Modena, spesso indicata nel panorama nazionale come esempio emblematico di quel modello emiliano in cui a bassi tassi di disoccupazione sono associati alti indici di qualità della vita e partecipazione civica”.
Socializzazione normativa e rappresentazione della normatività giuridica sono, per dirla in termini tecnici, le due dimensioni oggetto dello studio.
Si tratta in realtà, per la prima, di sapere quali sono le convinzioni profonde (valori), il grado di fiducia e i comportamenti degli adolescenti rispetto ai legami sociali e alle regole della comunità (territorio e istituzioni) di cui sono parte. Per la seconda, di misurare la loro valutazione e il loro grado di adesione alle norme giuridiche che regolano la comunità.
Interessanti e, per un certo verso, anche sorprendenti le differenze riscontrate fra i diversi gruppi su cui è stata condotta l’indagine (Emilia, Calabria e Sicilia). È chiaro come, almeno relativamente a questa indagine - ma sarebbe interessante proiettare questi dati su scala nazionale, avendo cura però di conservare le caratteristiche dei gruppi studiati, per verificare la dimensione del fenomeno - determinati pregiudizi si rivelino solo per quelli che sono: pregiudizi, appunto.
I risultati di questo studio sono inoltre interessanti soprattutto per il legislatore e le istituzioni, perché dimostrano che certi interventi della politica e dello Stato e certi accompagnamenti della società civile nel suo complesso, a livello nazionale, danno risultati certamente apprezzabili.
Illuminanti sono alcuni dati che questa ricerca mette in evidenza1.
A partire dalle dimensioni oggetto dello studio e dalle tendenze di risposta alle varie domande (31 in totale), sono stati individuati quattro diversi tipi di culture legate al concetto di legalità (cfr. “I quattro tipi di legalità” in questa pagina).
Risulta che, mentre la maggioranza degli adolescenti manifesta una cultura legalistica associata a fattori positivi (Legalistico-comunitaria per il 42,5% e Legalistico-partecipativa per il 22%), una parte consistente (36%) mostra invece nei confronti della legalità tendenze negative (Deviante-edonistica per il 21% e Anomico-pessimistica per il 15%).
Relativamente all’analisi del territorio, che è il fattore che vogliamo qui mettere in luce, risulta che è a Messina e a Palermo che si manifesta più marcatamente la cultura Legalistico-partecipativa (con il 33,3% e il 30,6%, rispettivamente), con una maggiore propensione, quindi alla cittadinanza attiva da parte dei giovani siciliani, rispetto agli altri intervistati. Mentre gli adolescenti calabresi (Siderno 50,7% e Locri 48,6%) hanno una cultura della legalità di tipo Legalistico-comunitaria.
I due autori della ricerca ritengono che in Sicilia, dove la presenza della mafia è percepita come diffusa e invadente, in seguito alle stragi di mafia la cultura della legalità è cresciuta, grazie alla costante attività della Magistratura e delle Forze dell’ordine, e per effetto della presenza sul territorio di esperienze di associazionismo antimafia e di interventi educativi nelle scuole. Condizioni, queste, che hanno portato ad una maggiore fiducia nelle istituzioni dello Stato.
In Calabria, invece, dove risulta ancora molto difficile l’emergere e l’affermarsi di un associazionismo capace di contrapporsi e arginare l’invadenza della ‘ndrangheta, l’impegno sociale rimane circoscritto alla comunità e non si traduce né in fiducia verso le istituzioni locali né in aperture verso gli altri. Il basso livello di civicness del campione di adolescenti calabresi (sia a Locri che a Siderno) è misurato dal misero 16,2% in cui si colloca la cultura Legalistico-partecipativa. A differenza di quanto è accaduto in Sicilia, affermano i due ricercatori, in Calabria c’è stata una sorta di sottovalutazione del fenomeno della ‘ndrangheta, nonostante il moltiplicarsi degli episodi di criminalità organizzata e l’escalation della violenza.
La cultura Deviante-edonistica è più diffusa nei giovani modenesi (27,5%), una percentuale che supera di oltre 10 punti la media delle altre città (16%) e di quasi 13 punti la percentuale di Locri (14,7%). La cultura Anomico-pessimistica è più o meno diffusa nello stesso modo ovunque, ma è più alta di 4 punti percentuali a Locri (19%) rispetto alla media del campione (14,8%).
In conclusione, per quanto riguarda il territorio, non esiste una caratterizzazione territoriale Nord-Sud sul tema “legalità”. Inoltre, osserva C. Marra2, “gli adolescenti siciliani smentiscono l’immagine delle regioni del Sud caratterizzate dalla scarsa fiducia nell’amministrazione e nella politica, dalla scarsa partecipazione e dalla prevalenza dell’antistato. Infatti (cfr. Tabella), la minore diffusione tra gli intervistati modenesi sia della cultura Legalistico-partecipativa (il 19% contro il 22,1% del campione) sia di quella Legalistico-comunitaria (37,7% contro il 42,5% del campione), pone dubbi sulla prevalenza del civismo nelle regioni settentrionali, confermando, invece, il già ipotizzato declino del modello emiliano in termini di crisi della cittadinanza attiva”.

1 Claudio Marra e Paolo Diana (2008), “Adolescenti e legalità - Una ricerca in tre contesti territoriali”. I materiali di discussione sono disponibili sul web (www.dep.unimore.it/materiali_discussione.asp). I risultati completi della ricerca sono in fase di pubblicazione.
2 C. Marra (2004), “I diplomandi delle scuole superiori del distretto ceramico di Sassuolo. Transizione all’età adulta tra percorsi formativi e appartenenza territoriale”, in Paba S. (a cura di), Immigrazione, distretti industriali e istituzioni nell’era della globalizzazione: il caso della provincia di Modena, Modena, Cooptip; 229-236.

 

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